Lorella De Bon/CRISalide
Nello spazio ristretto del polso 
 
 
Dico di te adesso. Subito. 
Come fosse pronta una partenza. 
E intanto getto avanzi, lavo piatti, 
riciclo i ricordi. E dico di te adesso 
che mezzogiorno si avvicina. 
Forse dopo mi risponderai, 
ché prima passa il treno delle 15:34, 
ché prima scende il caffè in un bicchiere 
di plastica, ché forse prima piove 
questo solo era previsto non tu. 
 
Tu sei quella luce particolare 
del giorno che filtra dai vetri 
— piccola foglia di tè e destino — 
e graffia la pelle, ma piano, 
che non possa avvertire dolore. 
La gentilezza ti si addice 
e se un giorno potessi entrare 
nella tua vita mi precederesti, 
per aprirmi la porta con un gesto 
dalla grazia innata. Ma tu nascimi 
adesso, qui, nello spazio ristretto 
del polso e fatti piccola vena azzurra 
e linea della vita a disegnarmi addosso 
ragnatele di sguardi timidi e galanti. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il niente a riempirci di paglia 
 
 
apri gli occhi e guardami
fa male rinascere, quasi come 
sopportare la vita senza fede 
o morire continuando a respirare 
 
apri gli occhi e toccami
sono fatta di carne e sangue 
e ossa incastrate per miracolo 
secondo un folle progetto divino 
 
(se fossimo bambole sarebbe 
il niente a riempirci di paglia
 
io intanto raccolgo le foglie 
che l’autunno dimentica 
e ti aspetto muta dove il bosco 
s’abbandona al cielo 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Tu scrivi come una rondine 
 
Oh, lui parlava fitto e innamorato 
come una rondine stellata, 
pieno di germi d’addio. 
[...] e con le mani sfiorava i miei libri, 
invece del volto […]” 
(Alda Merini, Il gergo di Manganelli
in La palude di Manganelli o il monarca del re
Edizioni La Vita Felice, Milano, 2000
 
 
Tu scrivi come una rondine 
votata agli arrivi brevi e alle partenze 
frugali, di quelle che non fanno rumore 
mai, se non dentro il mio stomaco 
stanco di chiedere ragione di tutto. 
 
Tu arrivi a primavera nello stesso 
nido, tra le stesse mani di sempre; 
io misera strega priva di misura 
ti ho rubato la voce e non il fiato 
(seme rapito dal vento). 
 
E ti chiedo: possiamo scegliere noi 
la direzione del vento o dobbiamo 
farci trasportare come ali assonnate? 
Sai, anche le rondini s’abbandonano 
ogni tanto, come chi legge poesie 
e fruga tra le nuvole in cerca del sole. 
 
Pietra e polvere oggi questo 
cielo invadente, ma ho le mani libere 
a raccoglierti le piume, per farti alzare 
immenso in volo e recluderti dentro 
i miei occhi ruvidi e tristi. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il latte caldo d’una pietra trasparente 
 
 
Ho un coltello infilato 
nella schiena: dolore sottile 
e dolcissimo, simile a vento caldo 
che sfiora declivi d’erba spina. 
È d’acqua lenta il mio corpo, 
in caduta libera e leggera 
per non disturbarti il passo, 
affranto in un pianto di brina e stelle. 
S’attarda la voce del bosco 
a osservare una pietra di latte, 
che s’offre ai tuoi occhi distratti 
e persi altrove, forse a inseguire 
un pensiero o una presenza antica 
quanto il declino del mondo. 
Raccoglimi a coppa, che possa 
sentire un abbraccio diverso, fatto 
di piume e piccoli sassi infilati 
nelle scarpe: per non dimenticare 
che qui — proprio qui — due anime 
infilate nello stesso uovo, schiena 
contro schiena, berranno il latte 
caldo d’una pietra trasparente 
e divina — di un Dio misericordioso. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Grani di terra i tuoi passi 
 
La mia voce cercava il vento per arrivare alle sue orecchie… ” 
(Pablo Neruda, Posso scrivere i versi più tristi stanotte) 
 
 
Ci fu un tempo in cui fummo 
e ora non più. Era quando ti contavo 
i passi anche se non ti conoscevo 
e li mettevo in tasca: grani di terra 
a invocare la pioggia misericordiosa 
come carezze per me sola. 
Il mio cuore era bianco, il tuo non so. 
Secoli immemorabili sono passati e 
solo adesso ti ritrovo: tristezza negli occhi, 
gentilezza sulle labbra e una parola 
buona per me, per tutti forse. 
Il mio silenzio è una curva soffice 
dove farti reclinare il capo e sussurrarti 
di non avere paura, ché tutto passa 
come sabbia trasportata dal vento. 
E svuoto la mia tasca: grani di terra 
i tuoi passi d’allora, il mio cuore bianco 
e qualche poesia tra le tue grandi mani.
 
Nota biografica
Lorella De Bon pubblica regolarmente poesie in Rete, sotto lo pseudonimo di CRISalide. Dal portale culturale «Writers.it» è possibile scaricare un suo e-book di liriche. 
Altri suoi componimenti e lavori in prosa compaiono in svariati volumi, fra cui Avere un nome, Liberodiscrivere, Genova, 2003 (antologia con prefazione di don Ciotti); Le FiumIdee, Liberodiscrivere, Genova, 2004 (antologia presentata alla Fiera internazionale del libro di Torino); Poetici Orizzonti, volume IV, Aletti Editore, Villanova di Guidonia, 2004 (antologia); Ti bacio in bocca. Antologia di poesia erotica al femminile, LietoColle, Faloppio, 2005; Navigando nelle parole, volume XVII, Edizioni Il Filo, Roma-Viterbo, 2005 (antologia); I Poeti del Web 2004, Carello Editore, Catanzaro, 2005 (antologia); Briciole di senso, Casa Editrice Montedit, Melegnano, 2005 (antologia); Dizionario dei poeti, Pagine, Roma, 2005; ES temporanea. 24 donne per un romanzo, Liberodiscrivere, Genova, 2005 (romanzo collettivo con prefazione di Gabriella Falconi); Il velo della notte, Liberodiscrivere, Genova, 2006 (antologia di fiabe, miti e racconti fantasy); Ucronie per il terzo millennio, Liberodiscrivere, Genova, 2007 (antologia di racconti fantascientifici). 
Per l’Associazione “Terre Sommerse” di Roma, ha curato un’antologia di poeti vari, dedicata ad Alda Merini; il volume s’intitola Nata il 21 marzo. Un seme nella terra, un fiore di poesia ed è uscito nel 2006, con una prefazione della stessa Merini. 
Il 18 novembre 2004 una sua poesia (Sala d’attesa i giorni) è stata letta durante la trasmissione di Rai Tre Cominciamobeneprima
Ha vinto l’VIII edizione del Concorso di poesia “Lino Negri” e la IX edizione del Premio “Alessio Di Giovanni”.
 
 
Le immagini sono (C) Carlo Peroni 2001 
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