Una recensione
a cura di Antonello Vanni
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Marisa Napoli, La nuova retorica. La forza generativa della retorica tra linguaggio poetico e linguaggio della pubblicità, Pubblicazioni dell’Isu, Università cattolica, Milano, 2005
In una scuola desiderosa di conferire alle nuove generazioni conoscenze (i saperi), abilità (il saper fare) e vere e proprie competenze (cioè la capacità di trasferire nella vita e nel mondo quanto appreso), si distingue tra le proposte editoriali a carattere didattico il bel manuale La nuova retorica. La forza generativa della retorica tra linguaggio poetico e linguaggio della pubblicità di Marisa Napoli, docente del Liceo scientifico “Giambattista Vico” di Corsico (Milano), supervisore di tirocinio alla Ssis della Cattolica di Milano dove tiene laboratori di scrittura. Questo manuale per insegnanti di lettere, completato da un CD-Rom contenente proposte didattiche operative e unità di apprendimento da costruire con gli allievi, trova la sua qualità di distinzione nel carattere fortemente educativo che il volume affianca allo studio disciplinare dell’antica ars rhetorica: “Rivisitare gli strumenti teorici e metodologici funzionali al riconoscimento (sia nel linguaggio verbale, sia nel linguaggio iconico) delle figure retoriche che sono alla base del linguaggio poetico e del linguaggio della pubblicità”, dice la professoressa Napoli. E in questo voler potenziare la cassetta degli attrezzi di ogni docente, al fine di conferire agli allievi nuove capacità critiche volte a decodificare il carattere persuasivo dei linguaggi della comunicazione che riempiono spesso in modo pervasivo la nostra vita quotidiana (dalla televisione alla pubblicità), troviamo la passione di un’autrice, docente in prima persona, che ha dedicato e dedica gran parte della sua attività alla realizzazione della libertà dei giovani, affidati ogni giorno alla responsabilità e alla capacità formativa della scuola. Già alcuni anni fa ampi lavori erano stati dedicati alle possibili forme di “pedagogia della resistenza”, come ricerca di strumenti e istanze capaci di svelare, per combatterle, le forme di espropriazione della coscienza individuale, e una di queste vie pedagogiche era proprio quella di fare oggetto di studio “il versante del linguaggio e della parola”, svilita e ridotta a merce di scambio, a gettone interscambiabile privato di verità, quando non addirittura a strumento di alienazione culturale. Ne La nuova retorica Marisa Napoli propone, appunto per insegnare a fare resistenza, un innovativo percorso critico da svolgere con gli studenti, in cui (e non è poco oggi) la motivazione gioca un ruolo attivante: acquisire le conoscenze delle forme retoriche, stilistiche e dei generi letterari, affiancando esempi tratti dalla migliore lirica italiana ad una ricerca sul linguaggio massmediatico delle immagini pubblicitarie. Ogni docente che ha già sperimentato questo percorso, magari nei laboratori di scrittura tenuti dall’autrice presso l’Università cattolica, ha avuto modo di verificare come tali conoscenze si trasformino da subito nell’abilità di saper individuare, anche mentre si passa in una via di città o si sfoglia un giornale, le modalità con cui il linguaggio pubblicitario tenta di avvicinare e “convertire” l’essere umano a finalità ben lontane da quelle che i grandi autori della letteratura hanno inteso indicarci: l’ossimoro, l’iperbole, l’onomatopea, le allegorie e tutto l’intero sistema della retorica vengono messi in evidenza in quanto strumenti e mezzi espressivi che, assolutamente da riacquistare alla vera dimensione poetica e letteraria, sono stati a quest’ultima estorti e precipitati in una dimensione che poco ha a che fare con la crescita e la maturazione. La nuova retorica è già perciò uno degli “strumenti culturali per leggere e governare l’esperienza” richiesti dalla scuola della riforma per realizzare il “profilo culturale degli studenti”; un sussidio capace di garantire una vera competenza agli allievi: quella di utilizzare concretamente quanto appreso sui banchi di scuola per comprendere da un lato il messaggio contenuto nella “parola” delle grandi opere che fanno il tesoro della cultura italiana, e dall’altro il mondo in cui viviamo, magari con uno sguardo critico ed emancipante sulla realtà, memore di quanto in passato la parola abbia costituito una terribile e formidabile arma demagogica. Non a caso, per Marisa Napoli, educare è insegnare che “dove c’è la parola, c’è democrazia”.
Antonello Vanni
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Le immagini sono (C) Carlo Peroni 2001
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