Una recensione
a cura di Alessandro Oliviero
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Una spedizione normanna si inoltra nei selvaggi territori inglesi, tra villaggi assopiti e fattorie abitate da contadini esili quanto fantasmi, passa attraverso boschi dove la pelle è sempre bagnata perché la pioggia cade da troppo tempo; incontrerà bambini allevati nelle selve come bestie, uomini che vagano nei pomeriggi opachi della Cornovaglia, immersi nella nebbia da così tanto da aver dimenticato la forma del proprio corpo.
È l’anno 1085, i normanni hanno preso il controllo dell’Inghilterra. Ma i danesi minacciano battaglia, e Guglielmo il Conquistatore ha paura. Bisognerà raccogliere le forze, contare i villaggi a disposizione, radunare gli eserciti. Per questa missione il Conquistatore arruolerà gli uomini migliori.
E poi c’è Godric, giovane e inesperto barone che riuscirà a entrare nella spedizione. Godric ha un solo, piccolo problema: odia i normanni. Guglielmo gli ha rubato la terra, usurpato la nobiltà, e da allora il giovane cerca vendetta. Comincerà a osservare i nemici dall’interno, accumulando informazioni utili e pianificando la sconfitta del Conquistatore. Ma si renderà conto che il nemico è un uomo, e, in fondo, non tanto diverso da lui.
Godric di Holdsword l’ha scritto Elisabetta Vittone, per la casa editrice Tracce, partendo da un’idea della sua tesi di laurea. Una bella idea, a quanto pare. È un libro che avanza attraverso uno stile leggero e un linguaggio adatto alla storia che racconta. Ma nonostante la narrazione tenga bene, alle volte si ha l’impressione che Vittone avrebbe potuto fare di più per quanto riguarda la creazione di nuove, affascinanti situazioni; l’ambientazione non le mancava, e la storia si prestava a svolte improvvise e repentine. Le svolte ci sono, ma solo verso la fine, e soprattutto, si rivelano di breve durata e intensità. Siamo di fronte a un romanzo storico, un viaggio argonautico che ci accompagna a dorso di cavallo attraverso le brughiere inglesi, ma l’autrice va troppo di furia, al galoppo, accelerando nei dialoghi e nelle descrizioni, continuando a dipanare trama e vicende, per giungere a un finale affrettato ma affascinante, forse uno dei più imprevedibili, rispetto alla storia, che abbia mai letto. Un finale che catapulta Godric di Holdsword nella categoria dei romanzi che hanno bisogno di un seguito.
Libro particolare, da leggere.
Alessandro Oliviero
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Le immagini sono (C) Carlo Peroni 2001
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