Una recensione
a cura di Simonetta De Bartolo
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Piccolo fiume carsico, il discorso poetico di Sandro Le Grazie emerge, scompare (non dice), per poi riapparire, specchiando ora incontaminate vette di desideri, ora cieli di minacciose nubi, in una sostanziale continuità di sincera tensione ispirativa. L’ossessiva ricerca di una sconfinata leggerezza spirituale, di un dolce naufragio nella libertà assoluta del pensiero e dell’anima, del ricongiungimento al divino, dell’approdo in una terra promessa, di paradisiache dolcezze, amore e pace, di astrali silenzi e d’azzurre energie, si concretizza in rapimento estatico, in una felicità di momenti esaltanti, di aldilà, pienamente goduti nel respiro delle nuvole, nella armonia delle primavere, nel sogno, negli occhi di lei, “mare di dolcezza” in cui “naufragar”.
Ma ai momenti di estatica esaltazione subentrano quelli dell’abbattimento. Il vento sbriciola ogni memoria; prepotente si affaccia, tra autunnali malinconie, il pensiero della morte e del nulla, della perdita, del non senso, della stanchezza e della sconfitta esistenziale: sinistre idee che urlano alla coscienza del poeta, facendolo scivolare nell’inferno della solitudine e prospettandogli varchi illusori, effimeri, verso aldilà di altrettanto illusoria felicità (“questa è la morte/ siamo giunti nella zona più cupa dell’animo,/ e mi porta con sé/ nell’orrore… quindi/ è la fine”).
La variatio tematica, il cambio di registro conferiscono nerbo alla poesia, creano significative contrapposizioni, ma anche toni melodrammatici, facendo intravedere una certa acerbità artistica e la mancanza di una decantazione dell’agitata lotta interiore, che, comunque, lascia che la vita e l’amore reclamino i loro diritti, che la Luce torni a rischiarare il cuore, la mente e l’anima, mentre appare all’orizzonte la possibilità di una sincera purificazione: “Rinasco”.
Simonetta De Bartolo
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Le immagini sono (C) Carlo Peroni 2001
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