Il sentiero
“del comico e dell’umorismo”
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“Vivere nel mondo come non fosse il mondo, rispettare la legge e stare tuttavia al di sopra della legge, possedere come se non si possedesse, rinunciare come se non fosse rinuncia: tutte queste esigenze d’un’alta saggezza di vita si possono realizzare unicamente con l’umorismo”.
(Hermann Hesse, Il lupo della steppa)
“Un senso del comico abbastanza vivo da permetterci di vedere le nostre assurdità non meno che quelle degli altri può impedirci di commettere tutti i peccati, o quasi tutti [...]”.
(Samuel Butler, Taccuini)
“Dove non c’è umorismo non c’è umanità; dove non c’è umorismo (questa libertà che ci si prende, questo distacco di fronte a se stessi) c’è il campo di concentramento”.
(Eugène Ionesco, Note e contronote)
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Una recensione
a cura di Leandro Piantini
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Nel primo brano, Woyzeck, ci sono pezzi intitolati ciascuno ad un personaggio del dramma di Georg Büchner. Woyzeck è un rivoluzionario, in origine lavorava in fabbrica da impiegato ma ha deciso di fare l’operaio per rendere più forte e concreto il suo impegno di lotta.
Nel secondo brano, che è stato scritto nel 1982, L’inferno di Feo, il protagonista fa un tentativo di rapina in un supermercato, ma a causa di uno sciopero dei dipendenti, nel momento in cui dovrebbe avvenire la rapina il supermercato viene chiuso e il rapinatore mancato si sfoga urlando la sua rabbia impotente contro i clienti. Voller fa la satira del consumismo e insieme delle velleità di rivolta del suo personaggio con una scrittura “comica” efficace e graffiante, a tratti veramente divertente.
In Technicolor, datato 1999, l’azione si svolge al teatro comunale di Firenze, dove famosi musicisti agiscono contemporaneamente sulla scena. Sono autori antichi e moderni, di musica classica, di musica leggera e di jazz. In Plazer Roberto Voller parla spesso di musica dimostrando una competenza di prim’ordine, ciò che dà vita ad episodi e situazioni che gli consentono di manifestare in modo esclamativo la sua passione, insieme alla sfiducia che la musica possa risarcire da altre frustrazioni. In un altro episodio si raccontano fatti riguardanti il musicista svedese Gustaf Allan Pettersson. Ma nonostante ciò lo scrittore non può che concludere in maniera lapidaria: “Nessun essere umano diventa migliore per la musica”.
L’effetto di straniamento è un dato costante nelle invenzioni di Plazer, che sono bizzarrie, scherzi, dichiarazioni di sfiducia nei tempi che viviamo, a causa della perdita di speranza collettiva, di sconfitte personali e storiche che, benché il taglio del libro non sia realistico ma metaforico, creano un senso di allarme continuo, di dolore, che l’ironia e lo sberleffo non riescono a nascondere e che oltretutto non vogliono nascondere. E tuttavia la musica e la poesia non cessano di sembrare allo scrittore, nel generale smarrimento di altri tangibili e solidi punti di riferimento, le più alte espressioni della creatività umana.
Nella scrittura tesa e sapiente di Voller, troviamo sempre molto pathos, vitalità, humour e rabbia.
Tutto il denso libretto è un concentrato, un continuum di scrittura impegnata, aggressiva, condotta secondo la tecnica dello sperimentalismo; una lingua franta, ricca di iterazioni e di giochi lessicali. Si sente la lezione della prosa italiana di stampo antirealistico, nel solco di quella narrativa “informale” che in Italia si affermò con la neoavanguardia degli anni Sessanta e Settanta. Una lingua ben temperata in cui il controllo dello stile non riesce tuttavia a nascondere l’emotività creaturale, e il grido di ribellione e di protesta che sono la cifra dominante dell’ispirazione di Voller.
In un altro brano si prende spunto da una poesia di Corrado Govoni, Il mio vino, per parlare del vino, e del piacere che può procurare l’ebbrezza, ma anche Voller, come Govoni, arriva a concludere che nemmeno il vino dà la felicità.
In Centone Voller scrive: “Il mio risentimento, la mia rabbia, il mio livore di invecchiare”. In questo brano si avverte infatti in modo particolarmente acuto e doloroso la delusione per quel mondo e quelle ideologie rivoluzionarie che sono state sconfitte dalla storia: “Ora sono scesi tutti, sei solo”.
E questa è l’amara conclusione: “Contano i fatti”. Sì, oggi contano solo i fatti.
Alla fine troviamo le brevi poesie della sezione intitolata Plazer, che in provenzale significa “piacere”, l’insieme delle cose più piacevoli che offre la vita.
Sono aforismi fulminanti, alcuni molto belli, e anche amari. “Muro/ contro/ muro/ l’uomo nel mezzo”; “la pace viene/ sempre sempre/ dopo la guerra”; “per ogni donna crudele/ ci sono dieci uomini/ più crudeli di lei”; “è pesante/ vivere la vita/ degli altri/ e scendimi/ dalla schiena/ carogna!”; “il corteo per la pace/ dura un giorno”; “il Popolo/ Facchino/ della Storia”; “coltelli o amici”.
Leandro Piantini
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Le immagini sono (C) Carlo Peroni 2001
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