Il sentiero
“dello sguardo al grande passato”
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“Così rivolgendo li occhi a dietro, e raccogliendo le ragioni prenotate, puotesi vedere questo pane […] Questo sarà quello pane orzato del quale si satolleranno migliaia, e a me soperchieranno le sporte piene. Questo sarà luce nuova, sole nuovo, lo quale surgerà là dove l’usato tramonterà, e darà luce a coloro che sono in tenebre e in oscuritade per lo usato sole che a loro non luce”.
(Dante, Convivio, Bur, Milano, 1993)
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Una recensione
a cura di Antonello Vanni
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Maria Soresina, Le segrete cose. Dante tra induismo ed eresie medievali, Moretti&Vitali, Bergamo, 2002
“La Commedia parte da una certa situazione difficile,
ma la materia si conclude nella prosperità”.
(Dante, epistola XIII)
Se, come diceva Dante, il fine della Commedia è “allontanare coloro che vivono in questa vita dallo stato di miseria e di condurli allo stato di felicità”, ben possiamo dire che tutti gli interessati all’opera del sommo poeta troveranno un fecondo invito in questo bel saggio di Maria Soresina: Le segrete cose. Dante tra induismo ed eresie medievali. Nutrito della più eminente critica dantesca, ma aperto (ed aprente) a quanto nei secoli è andato perduto delle voci e della cultura che avevano dato sostanza alla poesia di Dante, il ricco volume della scrittrice milanese, che da anni si prodiga presso scuole, librerie ed associazioni, per far conoscere ed apprezzare la profondità del messaggio dantesco, si colloca tra i migliori studi contemporanei disponibili ad oggi nelle pubblicazioni editoriali. Mentre nel dibattito anche attuale (basti pensare al recente articolo di Dante Isella sul Manzoni ritrovato, dal «Corriere» del 12 agosto 2006) non manca un sottinteso rammarico per lo stato di difficoltà in cui languisce la ricerca sulla nostra grande letteratura, abbiamo la fortuna di incontrare nelle Segrete cose un contributo fresco e vitale che non mancherà di interessare anche le sedi accademiche deputate allo studio dantesco. Il saggio trova il suo centro di affascinante investigazione in quel “O voi ch’avete li ’ntelletti sani,/ mirate la dottrina che s’asconde/ sotto ’l velame de li versi strani”, i tanto famosi quanto misteriosi versi di Inferno, IX, 61-63. E lungo un percorso che si snoda all’interno dell’intero poema la studiosa mostra, vuoi attraverso l’esplicitazione di quanto la critica tradizionale ha tralasciato, vuoi mediante il riferimento al contesto religioso, storico e culturale dell’epoca dantesca, vuoi utilizzando parallelismi tra le cantiche confortati da una severa notazione bibliografica, come sia possibile comprendere da una diversa e innovativa angolatura quanto il poeta era intenzionato a lasciare in eredità agli uomini di tutti i tempi. Guidato da una precisa strutturazione in capitoletti tematici, simile a quella scelta da De Sanctis nelle sue lezioni sulla Divina Commedia, il lettore può procedere nella strutturazione di un discorso estetico che offre grandi spunti di interesse, anche didattico, mentre sulla scena si stagliano, nella sottile interpretazione della Soresina, le grandi figure dantesche e i grandi temi dell’umano: dall’amore di Paolo e Francesca al dolore di Ugolino, dalla direzione spirituale di Virgilio, che accetta il difficile incarico di guidare Dante in una vera e propria guerra dell’anima, fino al richiamo alle dottrine religiose che vennero rase al suolo in nome del potere (come direbbe la Weil dei preziosi studi sui Catari e la civiltà mediterranea)... e su ancora fino alla città divina in cui, forse, il tribolato cuore umano potrà trovare la pace. Scoprendo magari l’inevitabile comunione di intenti delle grandi religioni, come l’induismo, tanto inaspettato quanto sorprendente nella sua concordanza con i temi danteschi, in uno studio magistrale e appassionante sull’esemplare vicenda del cammin di nostra vita.
Antonello Vanni
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Le immagini sono (C) Carlo Peroni 2001
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