Magari sembra un controsenso, e quasi un paradosso, eppure i fiumi son “focosi”... beh, perlomeno quelli completi — come succede normalmente in alcuni casi celebri — di rapide bizzose e scalpitanti. Così turbolente, insomma, da poter essere domate alla perfezione solo da un virtuoso della pagaia. Anzi due. Ma certo, esatto: Cristiano Degiorgis e Pamina Vitta, i quali da adesso in poi — dopo aver affrontato le acque più scoscese e sconfitto le correnti più impetuose, immergendosi fino all’osso in ondate e mulinelli — stileranno (stilleranno?) per questo sito diari accattivanti di viaggio e d’avventura, parlandoci della canoa: uno sport appassionante (vedremo leggendo) che ci permetterà di esplorare compiutamente la nostra esistenza. Non per nulla, mostrandoci il pianeta Terra nei suoi aspetti variamente geografici (infatti Pam and Chris — con amici al seguito — non si stancano mai di spostarsi in aereo da un continente al successivo, per sfidarne vuoi lo Zambesi, vuoi lo Zanskar, quando capita il Velino o il Colorado River), c’illustrerà la vita nelle sue tante sfaccettature: sia buffe, sia quotidiane, sia (dal cameratismo al “terrore”, dal coraggio alla vittoria) “psico-moral-spirituali”.
Ebbene, cari internettiani, perché negarlo? Sotto i nostri occhi sta per cominciare una rubrica a tuttotondo che — servendosi di reportage dal tono brillante, brioso e seminarrativo — scruterà il mondo intero meticolosamente, da angolazioni nuove e originali (o, a ogni modo, alternative), proprio com’è nello stile de «L(’)abile traccia».
Buon tuffo, allora, nei liquidi orizzonti.
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-Cronaca di un liquido weekend,
“coagulatosi” poi nella vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio 2006-
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CHI SIAMO?
- Ataru (Cristiano Degiorgis): pensatore illuminato la cui vena filosofica — culminata al tempo in una laurea di pregio, con relativa tesi sullo studio della cristologia di Dietrich Bonhoeffer (teologo tedesco) — si è inaridita a favore di un ingiustificato interesse per la programmazione informatica. Inspiegabile voltafaccia paragonabile solo a quello di un provetto pizzaiolo che abbandoni il suo caldo forno per dedicarsi alla preparazione di... gelati.
A completare il quadro di quest’individuo contrastato, bisogna dire che l’interesse per la teologia e l’informatica si sposa con un’irrefrenabile passione sportiva. Ed anche in questo campo il ventaglio delle attività praticate è ampio: provetto sciatore, un passato da triatleta di punta, agguerrito polista (nel senso di canoa polo, sport simile alla pallanuoto ma in canoa) e appassionato canoista fluviale.
Mente inquieta, sensibile, intransigente, assetata di sapere ed esperienza, sembra trovare pace solo nella fatica o... nelle allegre serate con gli amici, innaffiate di birra (poiché il vino non rientra tra i suoi gusti).
- Debby (Deb Pinninger): un nome che nel mondo della canoa è celebre quanto quello di Madonna fra le rockstar. Debby è una ragazzona di ventott’anni di una simpatia veramente unica. Vive di birra e canoa. Davvero la canoa è la sua vita e il suo pane quotidiano: campionessa del mondo di rodeo (una complicata disciplina canoistica in cui l’atleta deve eseguire figure acrobatiche in onde fluviali) e istruttrice tra le migliori, nel tempo libero esplora remoti angoli idrografici caratterizzati da rapide imponenti.
- Filippo (Andy Philips): un nome, un simbolo. Parliamo di un altro dei massimi protagonisti mondiali della scena canoistica. Voce bassa, ironia pungente. Poco incline all’entusiasmo, complice intelligente dell’altrui ilarità. Assente e brillante compagno di vivaci serate festose. Non posso dilungarmi nella sua descrizione perché tradirei la sua indole asciutta, il suo modo di esprimersi sintetico, pungente e incisivo, senza fronzoli. Diritto al centro. Posso solo dire che vederlo scendere fiumi è un piacere estetico ed estatico. Non a caso per la sua innata eleganza è il protagonista conteso di un’innumerevole serie di filmati canoistici didattici e avventurosi, o scanzonati.
- Steve (al secolo Stefano Costa): è stato tra i primi italiani a discendere lo Zambesi col sorriso sulle labbra. Noto amante del vino (raffinato intenditore di vini d’oltreoceano) e della buona compagnia, fortissimo canoista deve la sua fama alla sua allegria contagiosa e alla sua ineguagliabile abilità medica di osteopata. Non prende sul serio quasi nulla tranne la dedizione al divertimento (seconda ovviamente solo alla sua dedizione al lavoro). Incredibile comunicatore, pare non esista davvero lingua che egli non sia in grado di masticare perfettamente dopo un paio di bibite rigorosamente alcoliche.
- Ignazio (Bryan O’Connor): americano insolito. Poco sorridente ma compagno piacevole e accondiscendente. Discreto e attento ascoltatore, non si intromette mai. Di lui sappiamo poco: è di Philadelphia, ha imparato da poco ad andare in canoa ma ha imparato sul Futa (strepitoso e mitico fiume in Cile, altra meta di culto per i canoisti). Senza essere spavaldo, è sicuramente un temerario. Preciso come un cecchino, sa quello che vuole e lo realizza.
- Pamina Vitta: difficile scrivere di se stessi. Adoro i fiumi. L’acqua ribollente e spumeggiante ha su di me un effetto immediato, come un tonico contagioso che mi trasmette vitalità e gioia incondizionata. Non ho idee chiare sul futuro. Di sicuro non smetterò di viaggiare finché una sola goccia di sangue circolerà nelle mie vene.
Pamina Vitta
Oh, la Provence!
Tutto ebbe inizio... giovedì scorso. Ebbene sì! Decido di darmi malata l’indomani e di partire alla volta della vicina Francia. Verso le 09:30 raggiungo il Comandante Navarro, ovvero Steve di Lanzo, al secolo dottor Costa, osteopata la cui fama varca senza dubbio almeno l’arco alpino! In un paio d’ore eccoci a casa di Deb (Deb Pinninger) che al momento abita a l’Argentière (paesino che si trova poco oltre Briançon).
La notte è fredda; la luna velata dalle nuvole lascia presagire brutto tempo per l’indomani, eppure al nostro risveglio con sorpresa il sole splende alto in cielo. La partenza era fissata per le 07:30, per raggiungere il Verdon insieme ad un simpatico gruppo di ragazzi inglesi. Siamo in nove. Su tutti spicca Little Tom, un sedicenne che va in canoa molto bene, per quanto sia così giovane, e che è di una simpatia rara per un ragazzo della sua età. I suoi genitori otto anni fa si sono trasferiti dalla piovosa Inghilterra a l’Argentière, il paradiso dell’outdoor, dove bici, corsa, passeggiate, arrampicata, downhill, windsurf, vela, canoa (e chi più ne ha più ne metta) sono all’ordine del giorno.
Dopo un’abbondante colazione al bar, in cui si respira già la tensione pre-finale dei mondiali (che ci lascia totalmente indifferenti al momento, a dispetto dei due giorni appena che mancano all’epico “testa a testa”), partiamo finalmente per il Verdon. La strada che ci porta a questo fiume è di una bellezza incomparabile! Campi gialli di grano, che riflettono il sole, si alternano a sterminati campi di lavanda nel pieno della fioritura. Un mare violetto lambito da sabbie gialle. Fittissima la vegetazione che costeggia la strada, e ogni pochi metri uno scorcio panoramico sbalordisce gli occhi attoniti. Qua e là falesie verticali scendono a precipizio, mentre fiumi e laghetti di ogni forma e colore allietano la vista. Vi lascio immaginare il profumo di lavanda che impregna l’aria, l’odore del grano maturo e del fitto bosco rigoglioso. Una vera festa dei sensi insomma! Quando poi ad un certo punto questa tela di panorami bucolici viene arricchita da un’enorme macchia celeste, il lago in cui sfocia il Verdon, sembra veramente di essere in un quadro di Cézanne.
Il nostro programma prevedeva inizialmente di arrivare all’imbarco per le 11:00. E invece… arriviamo allo SBARCO alle 13:00! Considerando che ci va un’oretta dallo sbarco all’imbarco, calcolate voi quanto tardi ci siamo imbarcati...
Finalmente in acqua sotto un sole limpido, cominciamo la discesa di questo fiume stupendo, provando davvero la sensazione di essere immersi nella natura. Il Verdon fresco e cristallino, le pareti del canyon che lo fiancheggia, a volte rossastre, a volte bianche e porose come il corallo, danno una sensazione di pace.
Questo fiume incantevole ed incantato non è difficile: sarà di III grado (scala I-VI), con rapide distanziate da tratti di acqua più o meno piatta. Il problema sono gli innumerevoli sifoni1, potenzialmente mortali: un errore anche banale, nelle loro vicinanze, rischierebbe di risultare molto grave.
La nostra discesa procede spedita per recuperare il ritardo accumulato. Tuttavia non rinunciamo a fermarci per gustare lo splendido spettacolo di questa vista meravigliosa. Deb poi è alle prese con la sua nuova macchina fotografica e la sottopone ad un collaudo intensivo! Ci rallenta anche un pericolosissimo bagno di una ragazza nei pressi di un sifone. Deb, imbragata, con freddezza e rapidità la tira fuori in meno di una manciata di minuti. La ragazza non è per nulla spaventata. Rimonta in barca e la discesa riprende allegramente. Non credo si sia resa conto del pericolo che ha corso; pericolo scampato per fortuna!
Uno dei punti più suggestivi del Verdon è una grotta illuminata solamente da un foro rotondo situato al culmine di una cupola naturale... Guardiani di questa stanza in penombra che sembra una cattedrale a mollo nell’acqua, sono tre grossi rospi. Ma davvero grossi! Non resisto alla tentazione di scoprire se sotto le mentite spoglie di uno di questi rospi, si nasconda un bel principe. Prendo il più paffutello dei tre e lo bacio sulla testa. Niente: il rospo non cambia; tra l’esterrefatto, il risentito e lo schifato, rimane rospo tra le mie mani. È proprio vero che non esistono più i rospi di una volta!
Per uscire da questa caverna in cui scorre il fiume, bisogna caricarsi la canoa a spalla e superare tre ampie formazioni rocciose. Poi si pagaia ancora e poi un ultimo trasbordo. Dopodiché comincia l’ultima sessione di acqua mossa e qui Deb lancia la sfida del primo che arriva al lago. A questo punto inizia una lotta all’ultimo sangue per tagliare per primi il traguardo tra Tom, Deb, me e Steve!
Dopo pochi minuti siamo stravolti e desistiamo.
Arriviamo infine all’acqua piatta. Nonostante la stanchezza delle cinque ore e mezzo, sono superfelice per questa giornata splendida. Inserisco il pilota automatico e pagaio senza sosta come in trance per gli ultimi 5 km.
Allo sbarco ho una fame da lupi e mangerei in un sol boccone il piccolo Tom il quale però, forse subodorando il pericolo, tira magicamente fuori dalla sua canoa un avanzo di insalata a base di ceci, riso, cipolla, peperoni e carote («Famous english recipe!!!») che divoro all’istante e mi sembra tra le pietanze migliori mai assaporate.
Poi Steve va a recuperare il Big White (ovvero il suo accogliente camper) e mentre lo aspetto mi addormento su una roccia! Crollo sul serio e sogno per quindici minuti! Sarà lo stomaco improvvisamente sazio, la fatica degli ultimi 5 km o delle sei ore di canoa... insomma mi addormento a pancia in giù su una roccia, come una lucertola qualsiasi!!
Sono ormai le 21:00 e quando il Comandante Navarro arriva col suo poderoso mezzo, in meno di un’ora riusciamo ad imbandire un banchetto per nove, grazie soprattutto all’abilità di Deb, che si rivela un’ottima cuoca! Prepara un antipasto a base di formaggi francesi, insalata, melone e salumi e un primo delizioso a base di ravioli alla ricotta caprina con pesto e pomodorini freschi.
Dopo cena gli inglesi crollano e si ritirano chi in tenda chi all’addiaccio. Solo uno sparuto gruppo di impavidi resiste fino a notte fonda e onora il rito del Pampéro, inaugurato dalla super Sue (ma questa è un’altra storia!).
Non vi racconto i particolari per decenza, ma sappiate che un bicchiere di rhum invecchiato tira l’altro, che il lago illuminato dalla luna piena ha assistito a scene che è meglio non riportare! Che i pedalò sono stati martirizzati e che i timonieri dei pedalò sono stati assai abili a manovrarli in evidente stato di ubriachezza!!
Insomma una notte al chiar di luna, esilarante. Ho riso tanto da avere male agli addominali. Le storie d’Africa raccontate da Deb, meriterebbero uno speciale di Piero Angela!!!!
L’indomani mattina siamo tutti abbastanza frusti. Deb è completamente cappottata e non si riprenderà che nel tardo pomeriggio. In un lampo di lucidità organizza però il recupero delle macchine senza che né io, né Tom, né Steve veniamo minimamente coinvolti!!! Per riacquistare i sensi mi butto nel lago e lo attraverso nella sua parte meno ampia.
Una delle cose più gratificanti al mondo: alzarsi e svegliarsi con una bella nuotata nell’acqua azzurra più del cielo, con un sole brillante a illuminare la giornata, limpida come poche. Non una nuvola. Non l’afa ma una leggera brezzolina frizzante.
Per ingannare la lunga attesa del recupero dei mezzi, affittiamo dei pedalò e cominciamo a vagare per il lago meraviglioso. Incantati dalla bellezza del posto e storditi dalla ciucca della notte precedente, trascorriamo l’intero pomeriggio in totale relax. Una vera vacanza rubata!
Ripartiamo nel tardo pomeriggio. Non mi riuscirà di convincere i miei compagni a portarmi sull’Ubaye. Ma pazienza. Stiamo talmente bene e in allegria, che anche la canoa passa in secondo piano!
La sera ceniamo in un ristorante vegetariano affacciato sulla Valle di Embrun e con la vista più spettacolare che io ricordi! Una specie di palafitta a 1.200 m d’altezza. Un tramonto dorato e rosato sopra il lago che emana luci magiche; in lontananza un temporale con fulmini luminosi. Questa vista mi lascia esterrefatta.
L’indomani navighiamo la Romanche, un fiume molto divertente, talmente divertente che decidiamo di percorrerlo due volte. Solo che la seconda volta lo discendiamo a ritmo gara senza mai fermarci e pagaiando al massimo! Un ragazzo inglese che è con noi, Sam, aveva premuto per farlo a razzo, dato che doveva tornare a lavorare; ma di certo non si aspettava una reazione simile da parte nostra! Tale la rapidità con cui raggiungiamo lo sbarco, che Sam azzarda la proposta di imbarcarci per la terza volta!
La vacanza volge al termine. Ancora un pranzo a metà pomeriggio e poi Steve ed io ritorniamo verso casa. È domenica e due nazioni stanno per assistere col fiato sospeso alla finale dei mondiali.
A casa trovo una ventina di amici carichissimi per il tifo. Televisione sul terrazzo; il tramonto sul fiume che scorre placido.
La vittoria dell’Italia corona un week-end irripetibile!
Pamina Vitta
Oh, la Provence!
1 Qualsiasi ostacolo ubicato lungo la corrente e disposto in modo che l’acqua passi sotto di esso, col rischio che un corpo a nuoto possa rimanervi incastrato quando sospinto dall’impeto del fiume.
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Le immagini sono (C) Carlo Peroni 2001
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