Alla fine del mondo
Articolo scritto dalla dottoressa Marie Margaretha Mijnlieff nel 1999, anno in cui nacque il “Lukulu educational trust”
 
In Africa, sotto l’equatore come una farfalla (dicono loro), c’è lo Zambia. Lo Zambia è stato un protettorato e mai una colonia, forse anche per questo la gente è cordiale. A vivere lì si scopre che le etnie locali sono tante e ben sette le lingue. Lo Zambia è suddiviso in Province e Lusaka è la capitale. 
A ovest di Lusaka si trova la Provincia occidentale (western Province). Il grande fiume Zambesi passa lì, imponente; in parte disegna anche la frontiera con Congo, Angola e Namibia. Ci sono alcune cittadine di cui so poco ma, cosa importante, ci sono stazioni di benzina e banche. La via che passa attraverso una riserva, il parco “Kafue”, arriva fino a Mongu. Una volta era asfaltata; ora lo è solo a tratti e spesso, per i grossi buchi chiamati “potholes”, conviene camminare a fianco della strada, acquitrini permettendo. All’altezza di Kaoma, passate da sei a nove ore di macchina, parte la pista sterrata per Lukulu. Dopo minimo cinque ore e 195 km, si arriva alla curva dello Zambesi che per noi è la fine del mondo e, in un certo senso, un paradiso. Condizioni di vita antiche. Da Lukulu non si può proseguire, ma solo tornare indietro. Non c’è una banca, non c’è una pompa di benzina; c’è la luce elettrica, ma solo per l’ospedale, le case dei medici e la missione cattolica di suore, sacerdoti e frati. Gli ultimi hanno ideato un progetto specifico, per insegnare agli indigeni il mestiere di falegname, meccanico o sarto. La missione aveva costruito l’ospedale che ora è gestito dallo stato. Il “budget” è sempre più risicato e il personale inviato dai “Medici senza frontiere” fa i salti mortali per procurarsi farmaci e apparecchiature. 
L’agglomerato è di ottantamila persone, ma il territorio ha un raggio di 80 km e siccome tutti vanno a piedi, a volte ci vogliono due giorni per arrivare all’ospedale. Si arriva anche con il dugout, una piroga ricavata con molta arte da un albero. 
Oltre all’ospedale e le scuole, ci sono due mercati: uno vecchio e uno nuovo. Pesi e bilance non esistono e quindi i prezzi vengono stabiliti in base alla forma, alla grandezza e alle misure dei prodotti in vendita: un mucchietto di pomodori largo 15 cm vale £ 5001, una cipolla anche. Un cavolo medio costa £ 1.0002, una bacinella di funghi deliziosi £ 1003! Il latte a lunga conservazione è salito nel giro di due anni da £ 7004 a £ 1.5005; e pensare che il salario d’un insegnante della scuola media è di £ 110.0006. Per questa ragione — ovvero perché i soldi non bastano nemmeno a pagare le bollette — si usano le candele (una £ 3007) anche nelle case servite dalla rete elettrica. 
Non sempre c’è la corrente perché magari si guasta il macchinario che la eroga o manca il gasolio. Se per caso hai televisione e computer o altri elettrodomestici, dopo un po’ c’è il rischio che si rompa tutto, perché a volte ci sono sbalzi di tensione notevoli, con la corrente che schizza a 400 volt. 
L’acqua c’è ed è buonissima (viene da 400 m di profondità) e non ci sono fabbriche. Durante i blackout, adoperare la pompa a mano richiede un gran lavoro. Meglio andare al fiume, solo che la riva è molto alta e ripida; se cadi nel fiume, poi, eccoti alle prese col grave pericolo d’essere aggredito dai coccodrilli: un cagnolino e una pecora che volevano attraversare il fiume a nuoto non hanno mai raggiunto l’altra sponda. 
Forse vi sembra che le mie parole manchino di compassione... ma, sapete, con tanti morti al giorno per malaria, tubercolosi, meningite, dissenteria — e altri terribili morbi favoriti dalle ridotte difese immunitarie dei nativi (in fondo troppi, fra di essi, sono affetti da Aids) — ci si abitua. Fa più notizia la pioggia che finalmente arriva e fa crescere la cassava e il mais. Uniche fonti di nutrimento. 
Aids, grande segreto; si muore di qualunque cosa ma non d’Aids, la madre di tutte le malattie. Il 30% dei giovani ne è infetto. Si può diagnosticare solo tre mesi dopo il contagio. I bambini che nascono hanno il 20% di probabilità d’esserne infetti, il 50% se vengono allattati. Mi fanno venire i brividi queste cifre. A Lusaka trentamila bambini vivono ormai per strada, perché non hanno più una casa, i genitori sono morti e il sistema originale d’assistenza non regge più. Le ragazze si prostituiscono, le vergini sono richieste perché esiste l’infame mito che si guarisca, dopo un rapporto carnale con una vergine. 
Francamente questo mi fa stare molto male e non credo di potermi abituare. 
Ora anche a Lukulu i giovani genitori muoiono. Lì i nonni, gli zii e i vicini fanno ancora da tutori e vegliano sugli orfani (che mangiano e dormono nella cucina comune). Ma questi adulti sono poverissimi: non hanno nemmeno i soldi per mandare a scuola i propri, di figli (e in pratica è una sorta di rarità, il denaro, al punto che lo scambio di merci avviene attraverso il baratto). Il Ministero ha emanato un decreto secondo cui le scuole sono tenute ad accogliere ed accettare anche gli alunni che arrivino senza il grembiule o le scarpe. Una spesa in meno, certo, ma dove trovare le £ 1.5008 per l’iscrizione e le £ 2.5009 per l’associazione scolastica (obbligatoria), o la somma necessaria ad acquistare le penne (£ 30010 cadauna) e i quaderni (£ 1.00011 cadauno)? 
Grazie alla farmacista ho avuto i nomi di sei orfani residenti a Lukulu o nelle vicinanze. Così d’ora in avanti il “Lukulu educational trust” stanzierà £ 30.00012 al mese per ciascuno di essi. Con questi soldi, i piccoli potranno andare a scuola con la pancia piena. Obbligatori, un uovo e un pezzo di pollo alla settimana. I presidi manderanno un rapporto a luglio. Tutte le persone che aiutano lo fanno assolutamente GRATIS. Non si fa beneficenza, ma si deve salvare una generazione. Si chiede perciò agli insegnanti d’impegnarsi al massimo e di trasmettere le proprie conoscenze rapidamente e il più possibile, perché anche loro, in gran parte, hanno contratto la malattia e moriranno giovani portando con sé l’istruzione ricevuta dai genitori. 
La “fine del mondo”. Il governo centrale, quasi, non la degna di attenzione. Ha troppi problemi. Di conseguenza i soldi della solidarietà non arrivano MAI a Lukulu. Ma per fortuna, da oggi, c’è il “Lukulu educational trust”. 
 
Marie Margaretha Mijnlieff 
 
 
 
 
 
1 € 0,25. 
 
2 € 0,50. 
 
3 € 0,05. 
 
4 € 0,35. 
 
5 € 0,75. 
 
6 € 55,00. 
 
7 € 0,15. 
 
8 € 0,75. 
 
9 € 1,25. 
 
10 € 0,15. 
 
11 € 0,50. 
 
12 € 15,00.
 
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