Una recensione
a cura di Lucia Visconti
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Fabrizio Tondi, ... Era appena ieri..., Edizioni Effigi, Arcidosso, 2005
Fabrizio Tondi, In quell’angolo di mondo, Edizioni Effigi, Arcidosso, 2006
Con orgoglio, voglio sottolineare la nuova miniera di Abbadia San Salvatore (Siena), giacimento di artisti sempre più numerosi e qualificati.
In particolare mi riferisco allo scrittore Fabrizio Tondi.
A seguito di … Era appena ieri…, uscito per Effigi nel 2005, ho avuto la sorpresa di notare in vetrina In quell’angolo di mondo, pubblicato dalla stessa casa editrice nel 2006 e firmato dalla felice mano dell’autore sopra citato.
Due testi sulla memoria del nostro paese: il primo intessuto intorno alle vicende umano-politiche tra le due guerre, il secondo su vicissitudini durante la grande guerra.
Leggerli, appaga mente e cuore.
Il Tondi, di solidissima e ampia cultura, è ben riconoscibile sia per il lessico ricco e specifico, sia per la forma snella e incisiva.
Egli descrive l’ambiente con la lirica dell’innamorato, mentre tratteggia i personaggi da fine conoscitore della struttura fisica dell’uomo e da attento lettore delle reazioni psichiche nelle diverse esperienze umane: amore, timore, timidezza, paura, coraggio…
È stata una sorpresa, per me, scoprire le doti letterarie di una persona conosciuta ad Abbadia San Salvatore, soprattutto per le spiccate competenze mediche. Lo credevo, come si suol dire, “nato con il bisturi in mano”, invece il lavoro fresco, curato, pulito rivela lo scrittore-chirurgo.
I testi, l’uno e l’altro completi in se stessi, sono costituiti da vari racconti concatenati con sapienza e tessono pregevolissimi intrecci d’autore.
Amo il nostro comune paese e la sua storia. Mi sono dunque chiesta per onestà intellettuale, se commozione e piacere, esperiti durante la lettura dei due testi, fossero rimosso di sentimenti ancestrali. Certamente, ma non solo: eccone la prova.
“Era una splendida giornata di maggio […].
Dapprima i meli e i peri si erano adornati dei fiori più belli e così pure i ciliegi ed i pruni, poi era stata la volta delle scope e delle ginestre che ricoperte di mille fiorellini gialli facevano cadere a terra i loro rami sottili, inondando i boschi e la vallata di un aroma dolciastro, mentre i tromboni e i ranuncoli più civettuoli si specchiavano lungo i fontanili e i ruscelli chiacchierini. I castagni incorniciavano di verde il paese, mentre dabbasso il grano cominciava ad imbiondire” (p. 16).
“Un colpo di arma da fuoco lacerò l’aria.
Le urla salirono più alte. Un nuovo colpo.
Don Benedetto cadde in ginocchio. Una chiazza s’allargò sulla sua tonaca all’altezza del torace.
Si rialzò, cadde di nuovo in ginocchio.
Tonino gli si fece incontro, tentò di sollevarlo. Ancora altri colpi.
Tonino cadde in avanti, rovinando sul parroco.
La nera testolina era completamente inondata di sangue.
Spirò tra le braccia del prete, che, spinto da quel peso, cadde morendo... ” (p. 86).
“Quella vita che si affacciava appena all’adolescenza, ancora così acerba, ora non c’era più.
[…] Tutto aveva dato in quello slancio…
Che importanza aveva morire se poi tutto sarebbe ricominciato?!
Questo senso di immortalità consentiva il disprezzo stesso della vita di fronte ad azioni eroiche, spavalde o meritevoli” (p. 92).
(Da … Era appena ieri… )
“La suora lo guardò perplessa; era un dottorino secco secco… minuto… con i baffetti… ed un modo di parlare stretto stretto.
«Mah, speriamo bene», pensò” (p. 19).
“Demio, detto Demio Lungo, per via della sua altezza e per la sua andatura flessuosa e ciondolante, era un ragazzone di trent’anni […] Doveva comunicare assolutamente con il direttore [della miniera]. L’aria era asciutta e cristallina. Il cielo traforava i rami ed era vicino e ricolmo di stelle. Trasparenze morbide e luccicanti rendevano vivo il biancore immacolato della neve che faceva da padrona in quel giardino intirizzito e silenzioso” (p. 33).
“Bruno Calamandri sentiva incontenibile il desiderio di dichiararsi ad Irma.
Voleva proporsi, poi si frenava per timore di essere rifiutato […] Ma la cosa montava dentro ad ondate sempre più forti.
Era una forza incontenibile, più forte della sua volontà a trattenersi, più forte di ogni altra ragione.
Stordito […] dalla sua bocca tracimò, quasi involontario, un sussurro: «Irma, ti amo».
Lei lo guardò con occhi stupiti e dolci, ma subito la sua bocca si aprì in un sorriso bello come la cosa più radiosa al mondo dal giorno della creazione o, perlomeno, così sembrò al dottorino” (pp. 42-43).
“Fu chiaro che il rito della fucilazione stava quasi per compiersi.
Dopo la “fumata”, Demio aspirò voluttuosamente a pieni polmoni una boccata d’aria.
Un intenso odore di fieno fresco, appena tagliato, lo trafisse fino in fondo all’anima e pensò come quello potesse rappresentare il profumo della vita” (p. 77).
(Da In quell’angolo di mondo)
Attendo dunque, con impazienza, la prossima pubblicazione del volume … E ancora continua a nevicare…, l’ultimo della trilogia sulla memoria del Novecento a casa nostra.
Desidero lasciarmi condurre ancora tra personaggi e avvenimenti, dalla mente di un ricercatore con il cuore da poeta.
Lucia Visconti
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Le immagini sono (C) Carlo Peroni 2001
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