Una recensione
a cura di Lucia Visconti
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Cinquanta sonetti di Leandro Piantini, notissimo poeta, critico letterario e saggista fiorentino, è uno dei pochi testi sul mio comodino.
La musica, poesia effusa dal bagaglio umano e culturale dello scrittore, rende questo libro intenso di emozioni.
Leandro Piantini si confessa. Inebriato dalla scrittura, distolto dalla passione per la donna1, vuole tuttavia “esprimersi in toto” e all’inizio del “viaggio” si chiede: “In pochi versi saprò dirlo il moto// dell’anima, ed avrò infine il coraggio/ di gettar luce dentro me, sul noto/ ma anche sull’ignoto, a mio vantaggio?”2.
Ebbene: non limitato dallo schema, rende perfettamente esauriente il suo percorso introspettivo. Anzi, la forma poetica “chiusa” mette in luce la singolare maestria dello scrittore. I sonetti: ponti “sacri” della letteratura per la pregnanza del verseggiare, sempre attuale e completa.
La filigrana comune in tutto il testo è, a mio parere, lo stile scultoreo dell’uomo maturo e al contempo leggero, anche quando si parla di paure ed ansie.
Il poeta è pregno di speranza, che non è idealismo, ma certezza nel trascendente, sia esso definito “cielo”3, “fato”4, “Dio”5 o “Dei”6.
Ed ogni lettore7 si trova coinvolto in un vissuto a lui comune dal quale esce affascinato e rincuorato: “Sul crinale tra paura e speranze/ nel tempo che declina verso il vuoto,/ non è, questa, stagione di esultanze/ ma d’ansie e di tremore per l’ignoto.// [...] Devo dir grazie al cielo che ci ha in cura// e che sa trasformar tristezza in festa”8. Tristezza assunta dallo stupore dell’amore (“[...] Sarà lì che una sirena// mi darà col suo canto lo stupore/ necessario a sognare e nuova lena/ darò al vecchio mio cuor, nuovo vigore [...]”9), dal combattimento per una nuova civiltà: “[…] Cambiare// vertiginosamente è ormai il destino/ del nostro tempo, e guai per chi si arrende./ […] Sì, è un tempo truffaldino./ Sottraiti agli agguati che ti tende”10.
La tempra del poeta è eccezionale, trascinante (“[…] Ora i venti sferzanti/ che sconvolgon la terra, l’offensiva/ di primitive forze intolleranti// impongono a chi ha fede una decisa/ sterzata verso parole trancianti./ Siamo in piena tempesta, non a riva [...]”11) e sottolinea senza esitazione che “alla poesia affidiamo la speranza/ se altri valori oramai sono morti [...]”12, fino a concludere: “Coi sonetti do addio agli anni ansiosi”13.
Lucia Visconti
1 Leandro Piantini, Cinquanta sonetti, Edizioni del Leone, Spinea, 2007, sonetto n. 2, p. 7.
2 Leandro Piantini, op. cit. (vedi nota 1), sonetto n. 2, p. 7.
3 Leandro Piantini, op. cit. (vedi nota 1), sonetto n. 4, p. 9.
4 Leandro Piantini, op. cit. (vedi nota 1), sonetto n. 11, p. 16.
5 Leandro Piantini, op. cit. (vedi nota 1), sonetto n. 12, p. 17.
6 Leandro Piantini, op. cit. (vedi nota 1), sonetto n. 15, p. 20; sonetto n. 17, p. 22.
7 Leandro Piantini, op. cit. (vedi nota 1), sonetto n. 23, p. 28: “Mi consolo scrivendo dei sonetti/ un po’ vecchiotti ma per niente brutti/ dove posso azzeccare dei concetti// che siano comprensibili da tutti”.
8 Leandro Piantini, op. cit. (vedi nota 1), sonetto n. 4, p. 9.
9 Leandro Piantini, op. cit. (vedi nota 1), sonetto n. 8, p. 13.
10 Leandro Piantini, op. cit. (vedi nota 1), sonetto n. 24, p. 29.
11 Leandro Piantini, op. cit. (vedi nota 1), sonetto n. 38, p. 43.
12 Leandro Piantini, op. cit. (vedi nota 1), sonetto n. 34, p. 39.
13 Leandro Piantini, op. cit. (vedi nota 1), sonetto n. 47, p. 52.
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