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Il sopravvissuto, Il coraggio del pettirosso e Il colore del cielo 
 
 
Una recensione 
a cura di Lorella De Bon
 
 
 
 
 
Patrizio Pacioni, Essemmesse
Effedue Edizioni, 
Piacenza, 2006
 
 
Incontrare di persona il commissario Cardona non è difficile come sembra. Basta recarsi alla Questura di Piacenza. Per chi non potesse viaggiare, c’è il blog www.patriziopacioni.com/cardona, cui collegarsi seduti belli comodi in poltrona. Ancor meglio è acquistare e assaporare Essemmesse, la prima indagine del “Leone”, com’è soprannominato Leonardo Cardona per via della sua insaziabile fame di Giustizia. Quarantenne dal fisico atletico, con un’incipiente calvizie e una spiccata propensione al sovrappeso, questo “sbirro” non mancherà di suscitare le simpatie dei lettori. Dotato di una profonda umanità e apparentemente infallibile, anch’egli — come tutti noi — nasconde qualche scheletro nell’armadio: un’amante, una non trascurabile ambizione, l’ossessione di sapere e controllare tutto ciò che succede al mondo! Ma “una volta che a questo poliziotto brutale, antipatico e cinico oltre ogni decenza, sarà concesso di entrare in salotto, lo vedrete sedersi sul bracciolo della vostra poltrona preferita”. Parola di Patrizio Pacioni, scrittore prolifico e di sicuro talento, già autore di alcuni romanzi che spaziano dal genere giallo-noir a quello drammatico e intimista. 
Nella sua prima indagine, il “Leone” è impegnato a risolvere l’omicidio di uno storico e giornalista della «Gazzetta piacentina», avvenuto nella Biblioteca comunale di Monteselva (cittadina tra Parma e Piacenza, nel Paese delle fantasie). L’atmosfera che Patrizio ricrea è tipica dei romanzi gialli ottocenteschi, nonostante il tempo dell’azione e il linguaggio siano quelli odierni. Sembra quasi di vedere il fantasma di Agatha Christie aggirarsi nelle stanze dell’edificio pubblico, osservando i presenti con un sorriso di malcelata soddisfazione. Un’ambientazione volutamente rétro, come precisa l’autore nelle “avvertenze” prima dell’uso, disseminata di indizi che strizzano l’occhio al lettore-investigatore. 
L’incipit è dei migliori, per gli appassionati del genere giallo tinto di noir. “I polmoni dell’uomo non aspireranno più aria, il suo cuore non palpiterà mai più […] «Ma può ancora definirsi uomo l’essere steso sul pavimento dell’antibagno della Biblioteca comunale di Monteselva? Questo fantoccio inanimato di carne col capo a bagno nella pozza vermiglia del suo stesso sangue?», si interroga perplesso il commissario Cardona”. 
Da subito il lettore viene catturato dai personaggi, appartenenti al mondo della cultura e della politica, e presentati all’inizio del libro. Patrizio scende nei particolari, analizzandone l’aspetto e il carattere, talvolta in modo impietoso. Semplice, dunque, immaginare le scene, i gesti e persino le voci dei protagonisti. Ed è facile farsi sfuggire un sorriso leggendo certe descrizioni. “La bibliotecaria, che oltre a essere secca e brutta quanto la morte, cammina come se avesse un manico di scopa infilato al posto della spina dorsale (meglio non dire da dove) […]”. 
Un’ironia che colpisce Cardona per primo, contribuendo ad addolcire l’aria da “figlio di puttana” che spesso gli si stampa in volto e che traspare da un linguaggio infarcito di “«eccheccazzo»” e “«me ne fotto»” a mo’ di botti di Carnevale. È un commissario apparentemente infallibile, stile Rambo, quello che Patrizio racconta, eppure umano nelle sue debolezze e piccolezze quotidiane. Padre di famiglia e marito non proprio irreprensibile, il “Leone” sfrutta ogni momento propizio per trastullarsi tra le braccia di Diana, giornalista televisiva e sua appassionata amante. Ogni occasione è buona per stare con lei, comprese le missioni di lavoro all’estero presso le polizie locali, con le quali si trova spesso a collaborare. Anche durante l’indagine condotta nella Biblioteca di Monteselva, il pensiero corre a lei. “Sapere che tra una manciata di minuti potrebbe incontrarsi con lei, con la rosea prospettiva di rotolarsi felici tra le lenzuola per ore, mentre con ogni probabilità sarà confinato per chissà quanto tempo in quella biblioteca che puzza di cera per pavimenti […] questa semplice idea ha il potere di mandarlo letteralmente in bestia”. 
Accanto a Cardona c’è il fido agente Gargiulo, che riveste il ruolo di “spalla” sul palcoscenico delle indagini, arrivando a volte a contendere il ruolo di protagonista al “Leone”. Il suo linguaggio è altrettanto colorito, dagli accenti e dai termini marcatamente meridionali. “«Vabbe’, vabbe’, Maronna mia, stavo ’nu poco pazziando per alleggerire la tensione, e che maniere. Dunque, tanto per cominciare ci sta la bibliotecaria racchia che era di turno, Alice Monti. Poi quello scrittore mezzo ricchione […]»”. 
“È tutta una questione di immaginazione empatica”, scrive Patrick McGrath nel suo libro Acqua e sangue, lanciato sul mercato dalla Bompiani di Milano nel 2003. A livello di empatia, Patrizio ha ben assimilato la lezione dello scrittore inglese. Se per raccontare serve immaginare una serie di eventi coerente e credibile, spesso partendo da indizi insignificanti, Essemmesse è un atto di intuizione dall’inizio alla fine. 
Il libro è arricchito dalle illustrazioni in bianco e nero di Fabio Follia, che sottolineano gli episodi chiave della storia, fornendo al lettore degli spunti “visivi” utilissimi. 
Ah, dimenticavo… se qualcuno volesse diventare cittadino di Monteselva, Patrizio mi ha autorizzata a invitarlo presso l’Ufficio del Catasto informatico del posto, all’indirizzo www.patriziopacioni.com/cardona/?p=24, onde procedere all’iscrizione. La cittadinanza attiva offrirà la possibilità di partecipare a opere di prossima edizione. 
 
Lorella De Bon
 
 
Le immagini sono (C) Carlo Peroni 2001 
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