Altre recensioni di Lorella De Bon: Lo stagno delle gambusie, 1915-1918: un uomo, una donna, Quelli che restano, con pelle d’ardesia, La rivolta degli angeli, Pozzoromolo, Fabrica, Lettere scomposte, Operazione Alarico, Le mie scarpe [...]
Avevo i capelli biondi, Acqua Storta, Essemmesse, Il bacio della strega, Contrade madri di aprile, La Riviera del sangue, L’accordatore di destini, Manto di vita, La forma imperfetta, In cerca
Il sopravvissuto, Il coraggio del pettirosso e Il colore del cielo 
 
 
Una recensione 
a cura di Lorella De Bon
 
 
 
 
 
 
Carla Ammannati, 
La guaritrice di Ventotene
Meridiano zero, Padova, 2008
 
 
“L’hanno trovata due bambini, assiderata sotto la neve. […] È stata la bambina, mentre raccoglieva strillando una manciata di neve, a trovare i suoi vestiti neri, il suo scialle di lana lavorato ai ferri buttato sulla vestaglia. Era uscita senza mettersi il cappotto, solo con lo scialle, come faceva quando andava in chiesa o da qualche paesana, qualsiasi tempo ci fosse”. 
Il romanzo di Carla Ammannati prende avvio dalla morte della vecchia Zina, donna affascinante dal passato misterioso e burrascoso. Paradossalmente, il ritrovamento di quel corpo senza vita scatena il racconto della sua esistenza, fatto in terza persona dalla figlia Siliana. 
Si tratta di un bel libro. Bello perché racconta una storia, e raccontare una storia non è impresa facile. Tutt’altro. La Ammannati non si limita a dire, ma ricostruisce una vicenda (quella di sua madre, quindi la propria) combinando i ricordi come tessere di un immenso puzzle. Sfogliare le pagine del suo libro significa aprire uno scrigno colmo di sensazioni private. Molteplici i luoghi, i colori, i profumi e le vicende che lo caratterizzano, ambientate queste ultime tra gli Appennini Toscani, ma anche sull’isola “esilio” di Ventotene e l’isolotto “penitenziario” di Santo Stefano (entrambi situati al largo della costa laziale). 
L’incipit si tinge di mistero con il ritrovamento del corpo di Zina, ricomposto nel letto della propria camera. Quel corpo immobile e freddo racconta di sé alla figlia che lo veglia. “Quel suo viso prosciugato d’argilla secca. Con gli orecchini d’oro e corallo rosa che sembrano un ornamento grottesco, adesso, e non un pegno d’amore. Mi chiedo come doveva essere la sua pelle quando aveva venticinque anni e camminava per le strade di Ventotene”. 
Il mistero continua con il dono di Zina la zoppa, “dono di nostro Signore”, che le permette di guarire le persone con l’imposizione delle mani e la preparazione di tisane. “Le erbe gliele ha insegnate la sua nonna Elena, con la quale è stata da bambina, in mezzo all’Appennino. A Ventotene non ne ritrova di uguali ma ha il talento per impararne di nuove e adesso, dopo tre anni di vita sull’isola, conosce tutte le piante, i fiori, le bacche e le radici”. Così, ogni giorno di più, il corpo della seducente guaritrice assorbe i profumi della terra e la sua pelle sa di borraccina, finocchi selvatici, rosmarino, limoni e fichi d’India. Sa di mare e di vento. 
Sarà uno degli innumerevoli pazienti di Zina a farla innamorare. Un uomo di nome Pacifico, costretto al confino politico sull’isola insieme a tanti altri disgraziati (Ventotene fu sede di una colonia tra il 1926 e il 1943). “Il suo corpo magro, il collo lungo, i capelli arruffati assomigliano al fusto di un albero di fiume […] Pesa 48 kg, si è fatto restringere i pantaloni da una confinata di 18 cm, tira avanti a cardi e castagne bollite”. 
Ma Pacifico non è il primo uomo di Zina: c’era stato Mario, il partigiano, “disertore degli eserciti regolari, combattente ribelle e grande amatore di femmine”; c’era stato anche il marito Michele, il pescatore violento e ubriacone, che “le rinfaccia di non averla trovata vergine [...]” e che “le ha perfino proibito di imporre le mani”. Già: Michele e il loro figlio Mario, che un giorno il mare inghiotte, restituendo solo il corpo dell’uomo e trattenendo gelosamente quello del bambino. 
La ricerca disperata di un secondo Mario, alla quale Zina non rinuncerà mai, culmina invece con la nascita di Siliana, frutto del legame passionale e amoroso con Pacifico. Una bambina che non vedrà mai il padre, ma che riuscirà ugualmente a conoscerlo grazie a una serie di lettere a lui indirizzate, scomparse e ritrovate molti anni dopo dal fratello Teo. Che le racconterà del proprio padre, mentre lei a sua volta farà riemergere dal passato un altro Pacifico, quello raccontato da Zina: quello autentico. 
È una storia forte questa, sia per il periodo storico in cui si svolge che per i sentimenti tirati in ballo. Quasi che sull’isola tutto venisse amplificato, libero da leggi e convenzioni, anche se immerso in esse. Nascita e morte, amore e odio hanno un sapore antico. È come fare un salto indietro nel tempo. E lo si fa volentieri, perché la modernità ha reso tutto insipido e i sentimenti danno sapore alla vita. 
Ottimo risulta il connubio tra ricerca storica e invenzione romanzata, che porta l’autrice a scrivere in terza e prima persona, con un continuo avvicendarsi di personaggi. Sul palcoscenico della Storia si alternano figure del passato remoto e di quello prossimo: imperatori romani, le loro donne ripudiate, traditori o semplici sospettati, antifascisti e sognatori. 
L’unico punto debole del libro l’ho trovato nel finale, che non pare all’altezza del resto, quasi la Ammannati avesse avuto fretta di concludere. Una fretta forse dettata dal bisogno di non essere travolta dai ricordi. O forse, una mia impressione sbagliata. Ma una cosa è certa: la chiusa conduce inesorabilmente a una dimensione ultraterrena, a dire che la fine può essere l’inizio di un’altra storia, un cerchio magico a scongiurare la morte. 
“Verranno gli uomini della ditta che ho chiamato e la deporranno in una cassa di legno d’abete. Avrei preferito cremarla ma quando ne abbiamo parlato, pochi mesi fa, mi ha detto: «Orapronobi, se devo bruciare lascialo decidere a nostro Signore»”. 
 
Lorella De Bon
 
 
Le immagini sono (C) Carlo Peroni 2001 
È vietato l’uso commerciale e la rimozione delle informazioni di Copyright 
 
 
 
 
Torna alla homepage de «L(’)abile traccia»      Torna alla homepage delle recensioni